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giovedì 1 agosto 2013

Gli abitanti della Terra



Il mercato la mattina si prepara ad accogliere i forestieri. Che energia! Che aspettativa...
Ecco i primi già arrivano e iniziano ad affollare le bancarelle. Che profumo di spezie e che colori quelle stoffe di seta.

Il sorriso di Azis illumina chi lo guarda e Ahmed tamburella la sua ultima creazione: una zucca con la pelle di un capretto.
Fatima ha già un piccolo pubblico, oggi racconta le favole mentre i clienti sorseggiano tè fresco alla menta.

Marco era stupefatto di tutti quei colori e mai avrebbe immaginato che con così tanta diversità si potesse creare armonia. Sì, quella è armonia, decise! Colori, profumi pungenti e dolci, strumenti che suonano, chi grida, chi ride, chi va di fretta, quel turbinio all'improvviso gli scaldò il cuore e gli fece rimpiangere il non averci pensato prima: non importa chi sei e dove vai purché quello che vivi oggi sia frutto di te, questo ora lo capiva. Aveva perso tanto tempo a cercare di capire la sua vita, tutto quello che aveva subito o fatto subire, ma che senso aveva se non aveva mai assaporato quell'armonia che vedeva ora in quel mercato?

Diede a se stesso un'intenzione: mai più giorni inutili, Seneca lo insegnava secoli fa che mentre s'aspetta il tempo passa. Marco aveva aspettato fino a quel momento che qualcosa iniziasse a girare nel verso giusto ma non aveva mai raccontato storie e nemmeno ascoltato qualcuno che gliele raccontasse sorseggiando un caffè e non aveva mai suonato una zucca e non si ricordava nemmeno più da quanto tempo non passeggiava guardando le persone negli occhi, mai un sorriso. All'improvviso qualche lacrima scese giù mentre saliva una strana euforia e una sensazione vivida lo fece trasalire: il suo cuore danzava! Si sedette, accettò degli strani e profumati dolcetti, sorrise e s'incantò ascoltando la voce suadente di quella donna che scoprì cruda nella sua bellezza.

Lisa Lelli

martedì 5 febbraio 2013

La Torre d'Avorio


Ma la Torre d'Avorio scintillava ancora al centro di tutto, 
intatta e senza macchia, nel suo immacolato, fatato candore. 

Michael Ende. La storia infinita.

lunedì 4 febbraio 2013

Le Sfingi


Atreiu si era avvicinato fino a cinquanta passi dalla porta di pietra. Era assai più gigantesca di quanto se la fosse figurata vedendola in lontananza. Dietro di essa si stendeva un'immensa pianura completamente deserta, che non offriva allo sguardo alcun punto di riferimento, così che l'occhio pareva precipitare nel vuoto. Davanti alla porta e fra i due pilastri, Atreiu vide innumerevoli teschi e ossa, i resti dei più disparati abitanti di Fantàsia che avevano tentato di oltrepassare quella soglia ed erano stati bloccati dallo sguardo delle Sfingi. 

Michael Ende. La storia infinita.

lunedì 28 gennaio 2013

ONIRICO

opera di Moebius


"...forse le cose che perdo sempre finiscono da qualche parte, in qualche fiaba o nei sogni, o...i sogni e le fiabe in realtà sono fatte dalle cose, fisiche e non, perse o dimenticate dalla gente; forse è per questo che mi piacciono tanto e fuggo spesso la realtà, per ritrovare ciò che ho perso. Ma se tutto è davvero così e tu sembri uscire da un sogno, allora, forse da qualche parte, in un altro tempo ti ho perso e oggi in questa favola, ti ritrovo."
Reves

venerdì 18 gennaio 2013

Il verbo degli Uccelli


Un giorno tutti gli uccelli del mondo vollero scoprire il segreto della falena e così la interrogarono: "O debole creatura, fino a quando giocherai con il fuoco la tua nobile vita?".
La falena, già ebbra oltre ogni limite, rispose in un soffio: "Questo mi basta: giungere innamorata a convegno con lui e danzare felice intorno alla sua fiamma!".

Farid Ad-Din 'Attar


giovedì 13 dicembre 2012

il verbo degli uccelli


Ma Tu realmente conosci il tesoro che possiedi?
Calati in te stesso e comincia a contemplare.
Come puoi sperare di essere accolto dal Sovrano 
se il tuo spirito non si trasforma nel Suo stesso alito?

Farid al-Din 'Attar

martedì 11 dicembre 2012

I TRE CAPELLI D'ORO




Una volta, una notte nera e profonda, una di quelle notti in cui la terra è nera e gli alberi paiono mani rugose e il cielo è di un blu profondo, un vecchio attraversava barcollando un bosco, mezzo accecato dai rami degli alberi che gli graffiavano la faccia. In una mano teneva una piccola lanterna. La candela nella lanterna mandava una luce sempre più fioca. L'uomo aveva lunghi capelli gialli, denti gialli e unghie ricurve e gialle. Era tutto curvo, e la schiena era arrotolata come un sacco di farina. Era tanto segnato dalle rughe che la pelle pendeva in pieghe e falde dal mento, dalle ascelle e dalle anche.
Si afferrava a un albero e poi avanzava un poco, e poi si afferrava a un altro albero e riprendeva il cammino, e così, respirando a fatica e come remando andava avanti nel bosco.
Tutte le ossa dei piedi gli dolevano e bruciavano come fuoco. I gufi sugli alberi stridevano insieme alle sue giunture mentre si spingeva avanti nell'oscurità. 
In lontananza si scorgeva una piccola luce tremolante, una casetta, un fuoco, un posto per riposare, e faticosamente si diresse verso quella piccola luce. Quando arrivò alla porta, era così stanco, così esausto; la piccola luce della lanterna si spense e il vecchio crollò contro la porta. 
Dentro c'era una vecchia seduta accanto a un bel fuoco ruggente, e gli corse accanto, lo raccolse nelle sue braccia e lo portò accanto al fuoco. Lo tenne tra le braccia come una madre tiene il suo bambino. Si sedette sulla sua sedia a dondolo e lo cullò. Eccoli, il povero fragile vecchio, un mucchietto di ossa, e la forte vecchia che lo cullava avanti e indietro dicendo: " Ecco, ecco".
E lo cullò tutta la notte, e verso l'alba era diventato un uomo molto più giovane, un bellissimo giovane dai capelli d'oro e dalle forti membra. E lei continuava a cullarlo.
Stava spuntando l'alba quando il giovane era diventato un bambino piccolissimo e stupendo con i capelli d'oro intrecciati come grano.
Allo spuntar dell'alba la vecchia si affrettò a strappare tre capelli dalla bella testolina del bambino e li gettò sulle mattonelle, e cadendo produssero un lungo suono cristallino. 
E il bimbetto che teneva fra le braccia scivolò giù dal suo grembo e corse alla porta. Si voltò un attimo a guardare la vecchia, le sorrise di un sorriso luminosissimo, poi si volse e volò in cielo per diventare lo splendido sole del mattino.

Versione trasmessa da Kata